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Genius loci, quando ritroveremo i nostri paesaggi, guardandoli, i paesaggi ci parleranno con la loro bellezza

L'economia non è scienza esatta ma opinione; non è scienza ma filosofia; anche la politica è un'opinione, quindi filosofia.


«Chi pensa sia necessario filosofare deve filosofare e chi pensa non si debba filosofare deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui.»
(Aristotele, Protreptico o Esortazione alla filosofia)


Nella cultura greca antica, il termine filosofia oscillava tra due significati estremi, di cui uno la identificata come sinonimo di sophia, termine che la distingueva dalla phrònesis per la quale la prudenza, coincideva con la saggezza o, come anche si diceva, la paideia (educazione, formazione culturale).


Purtroppo, economia e politica, sono gestite da uomini in grado solo di fare chiacchiere e vaniloqui, privi, ainoi, sia di sophia che di phrònesis.


Il saggio, per altro, nel senso greco del termine, non è l'uomo perso nelle sue riflessioni teoriche; egli, pur detenendo un sapere considerato astratto, possiede invece l'abilità di farne un uso concreto, pratico: filosofia come “stile di vita”, saggezza intesa come “saper vivere”.

Con l'uso della sapienza sarebbe facile arricchirsi: è ciò che sostiene Ieronimo di Rodi, narrando di come si arricchisse Talete, il quale, prevedendo un'abbondante produzione di olive, affittò tutti i frantoi di un'ampia regione, monopolizzandone la molitura. L'aneddoto è raccolto, oltre che da Cicerone, da Aristotele, il quale scrive che: « [...] siccome, povero com'era, gli rinfacciavano l'inutilità della filosofia, avendo previsto in base a calcoli astronomici un'abbondante raccolta di olive, ancora in pieno inverno, pur disponendo di poco denaro, si accaparrò tutti i frantoi di Mileto e di Chio per una cifra irrisoria, dal momento che non ve n'era alcuna richiesta; quando giunse il tempo della raccolta, cercando in tanti urgentemente tutti i frantoi disponibili, egli li affittò al prezzo che volle imporre, raccogliendo così molte ricchezze e dimostrando che per i filosofi è molto facile arricchirsi, ma tuttavia non si preoccupano di questo.»


La filosofia greca, inoltre, era permeata dal problema politico; è sul piano politico, di fatto, che in Grecia la Ragione si è in primo luogo espressa, costituita, formata, ovvero dal rapporto fra la sapienza e la capacità di governare il comportamento dell'uomo sia come singolo che come facente parte della comunità della polis stessa.


Oggi, le difficoltà date dall'ignoranza e dall'insipienza, dall'arroganza e dall'egoismo di singoli e di massa, locali e globali, ha portato alla crisi finanziaria che, avvitandosi su sé stessa, accompagnandosi alla crisi di valori, etica e culturale, è diventata crisi economica diffusa.


Cresce l'incapacità a ragionare e ad agire, causate dalla depressione, che non è solo economica, ma sociale, che si riverbera sui singoli individui.
Gli italiani non ridono più, e non perché c'é poco da ridere, ma perché il loro paese è depresso, deprimente, sempre più brutto.


La società è costituita da singoli individui e i problemi della prima sono simili a quelli dei secondi che, a loro volta si ammalano dei virus diffusi dalla massa.
Pertanto, la depressione, termine utilizzato per la crisi economica come per la patologia dei singoli, affligge anche le società nel loro complesso. E cosa, più della mancanza di lavoro e di danaro, fa cadere in depressione? Forse la mancanza di salute, ma anche a quella si arriva.


Per la persona, la depressione si manifesta con:
- umore depresso e/o la perdita di piacere e interesse per quasi tutte le attività che prima interessavano e davano piacere;
- disturbi psicosomatici e ipocondria (paura delle malattie vere e/o presunte);
- diminuzione o perdita di motivazioni personali, incapacità di pensare, concentrarsi, risolvere problemi, prendere iniziative, decisioni, agire (rallentamento ideativo, inerzia, svogliatezza o abulia) e pianificare il proprio futuro quasi ogni giorno (sintomi cognitivi);
- tendenza all'isolamento, alla solitudine, alla sedentarietà, scarsa cura di sé e autoabbandono con diminuzione dei rapporti sociali e affettivi (sintomi affettivi);
- sentimenti di inquietudine, impotenza, rassegnazione, autosvalutazione (es. diminuzione di autostima), inutilità, sfiducia, delusione costante, pessimismo sul futuro, negativismo sul presente, perdita di senso di vivere, senso di vuoto, tendenza al pianto, fino a senso di fallimento, sconforto o disperazione oppure sentimenti eccessivi o inappropriati di colpa, recriminazione, risentimento e rimurginazione quasi ogni giorno (fino a casi limite di angoscia e deliri con distacco dalla realtà).
Moltiplicandoli per cento mille milioni, li riconosceremo in un paese in uno stato in più stati, come un epidemia globalizzata.


Crescono così i disoccupati, i cassintegrati, il numero delle fabbriche e degli esercizi commerciali che chiudono. È in crisi il commercio, crolla il PIL e lo sviluppo, come inteso dal capitalismo consumista. Aumentano povertà e poveri, gli sbarchi degli immigrati del Terzo e del Quarto mondo. È il capitalismo che ha  vinto la sfida col socialismo, ma ogni guerra, porta con sé macerie ed incognite sul futuro; il passato, bello o brutto che fosse, si conosceva e si sapeva come muoversi. Una grande vittoria è un grande pericolo.
All’interno della sua logica il capitalismo è privo di anima, di trascendenza, di escatologia, è arido. E' un mostro indemoniato che divora tutto e tutti.
Un demonio che ha come credo la globalizzazione, stratagemma per togliere l'anima alle persone come ai territori, producendo sotto silenzio, la a-territorialità e, di conseguenza, lo sradicamento e la de-localizzazione degli individui e delle attività.
L'identità territoriale materiale e immateriale, il Genius Loci è oggi dimenticato. I luoghi hanno perso l’aura, la bellezza, la connotazione specifica, il clima e l’atmosfera che li definiva in maniera unica, non interscambiabile, non fungibile, non delocalizzabile, non globalizzabile.

Eppure, che lo si voglia o no, possiamo certamente dimenticarlo, ma il Genius Loci non abbandona i suoi territori, non ci abbandona: quando impareremo a vedere con calma, ritroveremo i nostri paesaggi, e guardandoli i paesaggi ci parleranno.

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