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Fotografare è fare arte scrivendo narrando emozionando con la luce

Se è vero che un’immagine vale più di mille parole, è pur vero che a volte si sente irrefrenabile la voglia di spiegare come è perché vengono fuori le immagini e i pensieri che le ispirano.
La cosa difficile è spiegare ma anche farlo con chiarezza e sintesi.


Fotografia è scrivere con la luce, e scrivere permette di narrare la realtà filtrata attraverso il proprio sentire e la propria cultura. Ognuno osserva, contempla, medita, sceglie, estrapola, si sofferma, racconta ciò che più lo colpisce, lo coinvolge, lo emoziona; sceglie i soggetti, stile e tecnica narrativa.


Architetture e paesaggi urbani, i miei soggetti preferiti; mi parlano, si mettono in posa, attraggono la mia attenzione, perché io li racconti come esseri viventi e vitali, attraverso primi piani e piani lunghi che raccontino anche il mondo circostante col quale dialogano ed interagiscono.


Informato ed interessato da tutte le arti, il mio stile narrativo, ha sempre ricercato il miglior modo di restituire le suggestioni, giungendo all’anima dei mie soggetti. Amante dell’acquerello e della fotografia in bianco e nero, oggi, grazie ai mezzi di rielaborazione e manipolazione offerti dalle nuove tecnologie digitali, posso utilizzare ambedue le tecniche espressive che, se pur contrastanti, si completano nella capacità di restituire tutto ciò che ogni soggetto fotografato mi dice e suggerisce.


Il bianco e nero, mi permette di restituire forme e volumi in maniera grafica e scultorea, attraverso luci ed ombre, ora più contrastate, dal bianco al nero assoluti, ora passando attraverso una più estesa gamma di grigi, rendendo la tangibilità e fisicità dei soggetti.


Con la ritrovata tecnica dell’acquerello, racconto luci e colori, ora più scuri ora più chiari e delicati, che regolo in base alla scelta delle opzioni e dei parametri offerti dai software scelti per l’elaborazione delle fotografie. In assenza di segni e confini, nell’acquerello i colori formano masse e volumi, ma pur sempre onirici, sfumati ed evanescenti.
Analogamente alla maggiore o minore diluizione dei colori in acqua, l’acquerello digitale, al fine di restituire interpretare creare ciò che si sente ed intuisce, estrapola e restituisce le armonie e i contrappunti dei colori e della luce che colpisce i soggetti che formano la scena; il progetto è analogo, fissare colori che diano forma al reale interpretato; la differenza è nel procedere: nell’uso dei pennelli imbevuti nei colori diluiti dall’acqua, si aggiungono via via colori sfumature trasparenze sulla carta, mentre nel digitale, i soggetti e la scena sono già contenuti dalla carta ed attraverso la tecnica del togliere e levare, vengono liberati dall’eccesso d’informazioni, apparendo dal bianco del fondo, come appariva l’immagine latente durante lo sviluppo in camera oscura.

Pertanto, pur nella capacità di restituire i particolari, propria della fotografia, nel mio procedere, c’è il ritorno ai primordi, quando questa tecnica serviva agli impressionisti per cogliere en plein air, non tanto i particolari, quanto le impressioni ed emozioni date da forme, volumi, luci, restituite poi nei loro atelier, attraverso pennelli colori su tela, oggi elettronici, come interpretazione ed espressione del proprio sentire.

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